Il dolore come veleno o nutrimento: siamo noi che trasformiamo ciò che ci accade

Lasciare andare il dolore è una decisione difficile Lasciare andare il dolore è una decisione difficile

Qualche giorno ho ricevuto questo messaggio:

“Sabrina ho un dubbio. Quanti di noi riescono a tenere accesa la speranza e la positività nei momenti più bui? Ci sono sofferenze che non hanno nulla da insegnare, semplicemente capitano e davanti ad esse rimani impotente.”

Questa domanda, in realtà, ne contiene tante. Quanti di noi riescono a mantenere la positività sempre, anche quando la vita sembra volerci girare le spalle? 

Non tutti, altrimenti non ci sarebbe tanta sofferenza nel mondo. 

Ci sono sofferenze che non hanno nulla da insegnarci? 

Si. Ci sono. La sofferenza è una reazione mentale al dolore, l’idea che noi ci facciamo rispetto ad esso e perciò alcune sofferenze ad un certo punto del nostro percorso di evoluzione cominciano ad essere inutili, non hanno più niente da insegnarci e vanno lasciate andare. 

Il dolore, al contrario, nel momento in cui arriva a sfiorare o a travolgere le nostre vite, lascia sempre un impronta riconoscibile e, a guardar bene, anche un qualche tipo di insegnamento.

La potenza distruttiva del lutto. Quando il dolore è qualcosa di inaccettabile

Può accadere di rimanere impotenti di fronte a situazioni drammatiche che non avevamo previsto e che letteralmente travolgono il corso delle nostre esistenze.

La morte di un nostro caro non è mai un evento facile da accettare e lo è ancora di meno se questo accade fuori dal “normale” corso degli eventi previsti. 

Può succedere, trovandosi di fronte a situazioni estremamente traumatiche, di rimanere impotenti e di sprofondare in un abisso di tristezza e immobilismo.

È un passaggio che può essere più o meno lungo, non esiste una regola generale che ci lasci predire quanto tempo passeremo in quella condizione; la lunghezza di tale fase dipende dalla storia e dalle risorse di ognuno di noi.

Per quella che è la mia  esperienza, posso dire che, per quanto sia difficile immaginarlo, arriva sempre un giorno in cui sentiamo la vita  richiamarci in superficie. 

Anche quando la situazione che ci ha buttato al tappeto è un grave lutto.

Come tornare a vivere attraverso il dolore? Senza fretta e accettando i nostri tempi interiori

Quando un evento tragico o il normale corso della vita ci porta a perdere una persona amata, anche l’immagine di noi subisce un grande colpo. Senza quella persona non siamo più gli stessi di prima, e tutta la nostra vita cambia a causa di questa percezione.  Percorrere cammini di sofferenza così intensi ci porta sempre ad una grande trasformazione interiore e può accadere di restare incagliati nelle emozioni sgradevoli per lungo tempo.

Si può tornare a vivere anche in questi casi estremi?

Mi è capitato di ascoltare racconti di persone che hanno attraversato l’inferno in terra e sono tornate, ognuno a proprio modo, a vivere delle esistenze serene e piene di significato.

Anche subendo perdite inimmaginabili, in un secondo tempo è possibile superare l’angoscia e la sofferenza attraverso un percorso di accettazione e consapevolezza.

Occorre però esser pronti, aver maturato dentro di sé la predisposizione a voler trasformare l’evento che ci è accaduto abbandonando le emozioni spiacevoli e abbracciando solo il ricordo buono di quella persona ed il significato intenso che quel legame ha ancora dentro di noi.

È importante non avere fretta e accettare i tempi di elaborazione di cui abbiamo bisogno, aldilà di cosa ci dicono le persone attorno a noi e di come vorremmo che fosse se avessimo una bacchetta magica in mano. 

Ognuno ha i propri tempi e i propri modi di vivere il dolore.

Apriamo la porta a questa consapevolezza e le emozioni cesseranno di ostacolare il nostro cammino.

Come accorgerci che stiamo tornando alla vita? Per ogni letargo c’è una nuova primavera

Con il passar del tempo, potrebbe accadere di avvertire in noi dei piccoli segnali di disgelo interiore, come una sensazione di risveglio dopo un lungo letargo. 

Qualcosa di potente può scuoterci dal torpore, per esempio l’incontro con qualcuno che amiamo, la nascita di un bimbo in famiglia, ma anche piccoli eventi apparentemente privi di significato. 

Magari stiamo solo girando la pagina di un calendario o aprendo un vasetto di marmellata. Magari siamo davanti allo spettacolo di un nido nuovamente abitato dalle rondini… Ed ecco che improvvisamente la luce del sole non ferisce più i nostri occhi, ma torna ad illuminare le cose intorno a noi e ad accarezzare e scaldare la nostra pelle, proprio come un tempo! Ecco che la natura non appare più un quadro muto e inerte, gli uccellini cantano nuovamente, l’acqua scorre nel fiume e tutto sembra parlarci con una nuova lingua. Le persone che incrociamo non sono più estranei perennemente in corsa, ma occhi che sorridono e accolgono. 

Arriva il momento in cui capiamo che, pur essendo la nostra vita cambiata per sempre, siamo ancora in grado di far qualcosa di buono con il resto del tempo che abbiamo a disposizione.

Come procedere oltre il dolore? Un passo alla volta e mettendoci amore

Il fatto che non ci sia un “dopo” che possa essere uguale ad un “prima”, non esclude la possibilità di accogliere una nuova realtà dove sia possibile ancora trovare un senso. 

Un piccolo passo alla volta, può accadere di sentire rinascere il desiderio di donare ciò che abbiamo dentro, di ricevere le piccole meraviglie che ogni giornata ha in seno, di onorare il piccolo o grande pezzo di strada che abbiamo ancora da percorrere.

Permettere al dolore di schiacciarci, o lasciare che questo ci mostri la via per apprezzare i minuscoli enormi miracoli che la vita ancora offre, è una decisione che spetta solamente a noi.

Per compierla, dobbiamo fare una scelta importante: mollare il dolore e abbracciare l’amore.

Tornare alla vita. Amare oltre la morte

La VITA per chi resta è un richiamo potente, il più forte di tutti. 

Finché abbiamo respiro abbiamo anche in noi la capacità di amare e amare è un’azione possibile, in qualunque momento e in qualunque  situazione. 

L’essere umano è capace di produrre amore anche davanti alla morte e oltre la morte. 

Nel libro Uno psicologo nei lager Victor Frankl affronta il tema della sofferenza e della fine, lasciandoci una delle lezioni più preziose per un essere umano: di fronte all’orrore del campo di concentramento il prigioniero può lasciarsi vincere dalla violenza e cedere alla fame, alla paura, all’umiliazione, al dolore fisico e annullare la propria vita spirituale o può decidere di accettare ciò che gli accade per restare umano, per godere anche, qualora possibile, della vista di un tramonto rubato. Può scegliere di usare quella sofferenza per elevarsi interiormente.

Accogliere quanto accaduto senza essere travolti, senza avere l’impressione di subire un’ingiustizia, è forse l’azione più difficile da compiere.

Accettare che la vita sia diversa per sempre e scegliere di continuare a mettere un passo dopo l’altro, è forse l’azione più coraggiosa.

Solo riprendere il nostro potere di aprire la porta al futuro potrà restituirci la serenità di guardare al passato. 

Solo sostando nel qui ed ora, restando sulle nostre emozioni a lungo e senza giudizio, lasceremo che l’amore prevalga sulla paura, sul senso di colpa, sulla vergogna e si, anche sulla sofferenza.

L’amore ha bisogno di poco spazio per tornare a prorompere, basta socchiudere leggermente la porta della nostra attenzione e lui farà il resto.

Non serve neanche guidarlo verso le nostre ferite. Sa la strada. Per il semplice fatto che l’amore è sempre stato lì, sepolto come un seme d’inverno, pronto a fiorire e a dare a chiunque una nuova possibilità di rinascita interiore. 

 

Nota importante: Se il ritorno alla vita non accade naturalmente e si resta bloccati nelle emozioni, dopo un certo periodo di attesa, occorre chiedere aiuto. Che sia un aiuto psicologico filosofico medico o spirituale ... questo dipende dalla persona che si è incagliata nella sofferenza.

Per qualsiasi dubbio su voi stessi o su persone a voi care, scrivete un messaggio al mio numero 335.28.38.28 e vi risponderò personalmente.

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