“La mattina dopo” è un racconto molto intenso e toccante che parla di tutte quelle mattine in cui apri gli occhi e realizzi che qualcosa è finito per sempre e la tua vita non tornerà mai quella di prima.
“Le cose peggiori sono il silenzio, e la fine di un tempo scandito da riti e abitudini. Ogni volta che me ne rendo conto sento quel vuoto allo stomaco che si prova quando ci si tuffa dall’alto.
Ogni persona che incontro fa le stesse domande.
“Che cosa è successo” e poi “Ma adesso, cosa farai?”
Non ho voglia di rispondere a queste domande troppo spesso e quando lo faccio rispetto un paio di regole che mi sono venute spontanee.
Niente lamentele: i dettagli che interessano a me non interessano a nessun altro.
E niente finto ottimismo. Il miglior favore che ci si può fare in un momento di crisi è di non fingere che le cose vadano benissimo e che un milione di progetti ti aspettino.
Così dico semplicemente che sto scrivendo un libro, questo libro.”
Mario Calabresi
"La mattina dopo" si legge in un soffio, anche se in realtà io l’ho ascoltato, seguendo la voce dell’autore attraverso un lungo sentiero di storie da percorrere in religioso raccoglimento. Ho ammirato i personaggi descritti: uomini e donne forti, luminosi nella loro capacità di rialzarsi ed incredibilmente umani nell’espressione delle proprie emozioni, dei propri dubbi e delle proprie domande di fronte alle sfide più impegnative della vita.
Anche questo libro sembrerebbe essere, del resto, figlio di una di queste sfide, il risultato di un imprevisto, quanto fertilissimo inciampo.
O forse, invece, è l'espressione di un pensiero già allenato a resistere alle difficoltà, il frutto di un atteggiamento abituato a trasformare le cadute in blocchi di partenza sui quali darsi la spinta verso nuove entusiasmanti corse.
Molti nostri grandi risultati nascono dall'elaborazione di una caduta o di un grande dolore. "La mattina dopo" è il meraviglioso frutto di questo processo di elaborazione
Dopo soli tre anni di attività in qualità di direttore del quotidiano “La Repubblica”, Mario Calabresi viene informato, da un giorno all’altro, che verrà sostituito. Con il lavoro egli lascia il suo ruolo, il suo tempo vorticosamente impegnato, le centinaia di persone di contorno e le mille abitudini e dipendenze che caratterizzano la sua routine.
Con la carica di direttore, se ne va una parte importante di sé.
Trovandosi di fronte ad un cambiamento così netto e doloroso egli sceglie di trasformare l'enorme vuoto che si apre davanti a lui in un inaspettato dono fatto di tempo e persone care.
Così, scrive e pubblica “La mattina dopo”, che contiene il racconto di tantissime storie vere piene di dolore, amore, valori saldi, bellezza, forza e capacità di rinnovo.
Facendo una piccola ricerca, scopro che "La mattina dopo" non è l’unico progetto che concretizza: in un solo anno Mario Calabresi scrive un secondo libro, contribuisce a creare una casa editrice di podcast che ora dirige e crea una newsletter dove ha la possibilità di fare il giornalismo che piace a lui, quello con l’essere umano al centro della storia.
“Scrivere all’alba la news letter e trovare una o più storie ogni settimana non è un’impresa semplice, ma non è mai un peso per me. Questa è una fatica che mi fa felice.”
Le otto lezioni di ottimismo e coraggio tratte da "La mattina dopo"
Cadere, farsi male e rialzarsi è una regola che non risparmia alcun essere umano su questo pianeta: l'importante per noi è non farci prendere dallo sconforto e cercare di far tesoro di ogni caduta.
"Cadere non è un fallimento, il fallimento è rimanere là, dove si è caduti" diceva il grande Socrate.
Ecco, dunque, sintetizzate, le otto lezioni che ho appreso da “La mattina dopo” e dalla vita efficace, intensa e piena di questo coraggioso autore:
- Il dolore non risparmia nessuno.
- È meglio agire piuttosto che lamentarsi.
- È più appagante essere onesti piuttosto che apparire sereni.
- Quando il tempo è di qualità si allarga e ci consente di fare tutto ciò che desideriamo.
- Quando fai ciò che ami riesci a trovare le energie per compiere tutto ciò che “devi”.
- Quando trovi il significato in ciò che fai, le cadute non sono che occasioni per fermarsi, per interrogarsi su ciò che desideriamo e per crescere e raggiungere una migliore realizzazione di noi stessi.
- La fatica che si sente nel fare cose in linea con i nostri valori e in direzione dei nostri desideri è una fatica che ci rende felici.
- Quando la vita “ti dice di no”, abbiamo ancora la possibilità di dire di si. Si all’amore. Si al proprio sorriso e alla voglia di far sorridere gli altri. Si alla meraviglia. Si al condividere i pesi, le gioie e gli importantissimi apprendimenti. Si alla vita.
Spero che questo mio articolo sia di ispirazione a chi si trova in blocco e anche a chiunque si stia facendo delle domande sulla bontà del proprio cammino e sull'utilizzo del proprio tempo :)
Se vuoi scrivermi la tua personale esperienza sarò lieta di leggerla e di risponderti personalmente :)